domenica 23 febbraio 2014

Altre opere nell' Impero Carolingio

 Ginevra, dal 400 (Isacco e Sigismondo)
Il processo di formazione episcopale di Ginevra passa attraverso molte fasi, la prima intorno al 400.

Primo edificio: costruito nel 400 da Isacco e composto da tre navate, coperto da capriate lignee, coro semicircolare e un catino decorato a fasce rosse. Questo primo tempio fu dedicato con tutta probabilità ad Augusto e Livia.

Secondo edificio: intorno al 513 fu il re dei Burgundi, Sigismondo, ad edificare la seconda basilica ispirandosi però ai grandi centri cristiani.

Conclusasi nel 515 (ricostruita dopo un incendio) si presentava con tre navate in asse con tre absidi, un coro absidato semicircolare, presente per la prima volta un presbyterium al quale si giungeva con una scalinata. Qui sull’ambone troviamo le reliquie di San Pietro, a cui è dedicata la chiesa. Sono presenti anche un mausoleo ed un battistero.

Mausoleo: situato dietro l’abside si presenta con pianta centrale, deambulatorio con arcate poggianti su basamento.

Battistero: di forma quadrangolare con abside ad oriente, aveva uno spazio sopraelevato dedicato unicamente alla vasca battesimale rivestita in marmo e cemento idraulico, la forma di questa vasca era ottagonale.

Era presente una cripta con doppio deambulatorio colonnato posto sotto il coro absidale con due sale.

Lione; San Giovanni Battista, Santo Stefano e Santa Croce
San Giovanni Battista; orientata a sud del complesso fu conosciuta anche con il nome di maxima ecclesia e fu ricostruita da Leidrado (vescovo). La grande chiesa era dotata di cinque navate, senza transetto e con un ampia abside orientata ad est. Durante gli scavi archeologici furono trovate ben due absidi con orientamento di poco differente; la più esterna in pietrame misurava 11,5 metri di diametro.

Santo Stefano; ubicata a nord di San Giovanni è la più antica tra tutte; ha una sala rettangolare di 12,5x9,1 metri con un abside in mattoni. Al centro di questa sala si trova una vasca battesimale di forma ottagonale del IV secolo. Inoltre la sala pare fosse riscaldata da un sistema ipocausto.

Santa Croce; fu fondata nel IV secolo e trasformata più avanti in chiesa gotica, fu nel diciottesimo secolo inglobata nel sistema attiguo.

Grenoble, San Vincenzo, Santa Maria e le tre necropoli
Quest’area episcopale eretta durante il regno di Massimiano e Diocleziano, (284-293) vede oltre all’area descritta anche la presenza di tre necropoli.

Area episcopale: posta vicino al centro abitato era costituita da due chiese giustapposte; San Vincenzo e Santa Maria.

Le necropoli: hanno una storia più chiara e sono ben tre; la più antica chiamata “Ville Belle Dame”, la seconda comprende numerosi sarcofagi di età merovingia e la chiesa di San Sisto, la terza anch’essa merovingia dedicata a Sant’ Antonio è ricca di sarcofagi. Questi tre centri insieme erano parte di un sistema sepolcrale enorme (quasi 1,5 km di estensione) ed erano situate particolarmente sopraelevate per scongiurare le invasioni.

Vienne; battistero e chiesa Maccabei

Questo centro episcopale è costituito da un battistero e da una chiesa.

Battistero: descritto dal vescovo Avito come a pianta centrale, con un solo piano e con altare centrale, altare riccamente decorato di marmi e mosaici.

Chiesa Maccabei: era la chiesa meridionale dedicata a questi due fratelli, fu poi ampliata con l’aggiunta di una cappella dedicata a San Maurizio.

San Maurizio; abbazia presso Santa Maria
La basilica carolingia fu edificata da Carlomagno in un area già occupata da una chiesa cimiteriale. Il vescovo Teodoro alla fine del IV secolo edificò una piccola cappella di 5x9 metri per ospitare le reliquie di alcuni martiri. I pellegrini che ogni anno affollavano sempre più numerosi il sito ne resero necessario l’ampliamento (verso est).

Si presentava quindi con una navata unica, un coro pentagonale, ed una copertura a falda unica, lunga 8,5metri e larga 6 metri.

L’ultimo edificio fu modificato ancora dall’abate Ambrogio, l’edificio ora era quasi addossato alla parete rocciosa e si presentava con tre navate con abside in asse e due sacrestie rettangolari ai lati, l’ingresso avveniva attraverso un vestibolo e un sistema di corridoi che avvolgevano i lati esterni della chiesa. Lunga ormai 25 metri presentava al suo interno una decorazione con paraste e si rifaceva molto all’architettura ravennate.

Müstair; chiesa di San Giovanni Battista
Questa chiesa fu voluta da Carlomagno negli anni 780-786 conclusasi però poi soltanto intorno all’820-830. In origine costituita da un cortile quadrato con portici; l’impianto ad aula unica era tra i più grandi, fra le analoghe costruzioni. Dotata di tre navate, copertura con capriate poi sostituita da volte a ogiva, era dotata di tre absidi di cui quella centrale emergente. La decorazione pittorica interna con 80 riquadri incorniciati raffiguravano le gesta di Cristo, Davide degli Apostoli e dei Santi patroni di Müstair e di cui la chiesa ne conservava le reliquie.

Disentis; chiesa di San Martino (Coira 700)
Il più antico edificio di quest’area era una piccola chiesa rettangolare con coro absidato dedicato a San Pietro. Essendo questo edificio fatto erigere da Sigismondo e trovandosi vicino alla chiesa di San Martino la sua antichità è confermata e databile intorno al 750.

San Martino; importante per la cripta raggiungibile da una scala angusta, le piccole dimensioni non permettevano lo svolgersi delle funzioni al suo interno. Eretto in pietra a secco è coperto da una cupola, sopra il muro dell’abside una finestra con grata: il punto dove ci si rivolgeva per pregare i santi.

Nuova San Martino; proprio verso la fine del 700, i monaci eressero una nuova e più grande chiesa che sostituì la precedente.

L’edificio era ora largo 16 metri e andò a coprire il sepolcro, si presentava con tre absidi a ferro di cavallo e con la cripta spostata verso occidente, quest’ultima decorata con affreschi particolari: volti umani rappresentati con caricature.

Naturno, chiesa di San Procolo
Questa piccola chiesa della val Venosta ospitava le reliquie di San Procolo, vescovo di Verona. Il ritrovamento di alcune tombe sia nelle vicinanze che nel luogo stesso ci indicano che l’edificio fu edificato nel 650. L’ingresso a sud portava ad un aula illuminata da una piccola finestra rettangolare; aula e coro erano separati da un gradino. La navata ed il coro avevano la stessa copertura piatta, il tetto era a scandole.

Dal 1300 in poi la famiglia Amnesberg trasformerà la chiesa per farne un pantheon personale: verrà aggiunta una torre campanaria, la copertura piatta verrà poi sostituita con una volta che richiederà l’inspessimento dei muri.

Interventi edilizi nell’Italia settentrionale.

Basilica Massenziana ad Aquileia

Questa basilica sorge dalle più antiche “Aule Teodoriane” fondate dal vescovo Teodoro nel 313 su resti romani (da granai romani detti Horrea). Dopo essere stata distrutta dai longobardi è stata poi abbandonata (568), fino a quando Massenzio riportò la sede vescovile ad Aquileia. Con le donazioni di Carlomagno venne riedificata, sotto la guida di Massenzio, venne aggiunto un coro absidato, i due muri laterali furono aperti per creare due ingressi ad altrettante cappelle. Fu creata la cripta sfruttando il muro curvilineo ad est, i capitelli di sostegno erano di impronta carolingia, mentre pareti e volte e piedritti furono affrescati. Il presbiterio e la cattedrale vescovile furono anch’essi di epoca e impronta carolingia.

Massenzio fece poi anche la chiesa dei Pagani situata ad ovest; essa era costituita di tre ambienti di cui due al piano terra: Consignatorum a pianta quadrata era il luogo della cresima.

Vestiarium luogo per i battezzandi; e al primo piano il Catecumenium ove si istruivano i catecumeni. La basilica successivamente sarà ancora distrutta dagli Ungari e ristrutturata da Peppone, e finalmente nel 1031 sarà inaugurata.

San Gallo; Monastero di Gallo (612) Gallo, Otmaro e Gozberto
Il monaco Gallo, dopo un lungo peregrinare, decide nel 612 di ritirarsi nella valle Steinach ove costruisce un monastero molto piccolo e in legno, qui egli vuole riscoprire la contemplazione eremitica irlandese, detta “Locus Amoenus” (anch’egli era irlandese). Nel 646 gallo morì e il piccolo monastero in legno, con attorno le celle dei confratelli, passò ad Otmaro, che, dopo aver seppellito Gallo nella piccola chiesa, tenta di ricostruire il complesso in pietra (cosa che avverrà nel 719).

Otmaro ricostruisce la chiesa in pietra nel 719; era molto semplice, due zone, quella dei monaci e quella dei fedeli divise da una transenna, una cripta finestrata sotto il coro, tetto coperto da scandole. Ed intorno alla chiesa sono ricostruite le abitazioni dei monaci.

Dopo Otmaro il complesso passò nelle mani di Giovanni, che più che occuparsi dell’architettura si occupò della cultura, in quanto rende il monastero un centro di copiatura delle sacre scritture.

Il maggior splendore si raggiunge con l’abate Gozberto, nei primi trent’anni dell’800, il quale decide di ricostruire il complesso con i soldi delle donazioni ricevute negli anni addietro. Così di punto in bianco egli riceverà una pergamena con il disegno della abbazia ideale di quell’epoca, (in piena norma col concilio dell’epoca) con disegni architettonici in inchiostro rosso e legende in inchiostro nero, misurava 112x75cm ed era formata da cinque pelli di pecora.

L’edificio descritto nella pergamena non venne mai realizzato, ma il documento è comunque di grande rilevanza esso prevedeva tre navate con pilastri, arredi liturgici in funzione delle processioni e numerosi altari per ospitare le reliquie dei santi.

La nuova abbazia invece realizzata da Gozberto in scala minore, con tre navate, un presbiterio rialzato sotto il quale vennero poste le reliquie di San Gallo ed una cripta; venne aggiunto un westwerk ed un atrium. Lunga 200 piedi e larga 40 non aveva absidi ne transetto e gli spazi per i monaci  (come il coro) erano separati da un arco trionfale. La cripta, tramite due corridoi, era un salone rettangolare posto sotto l’altare maggiore.

Ad Otmaro sarà poi dedicata una chiesa ad ovest di quella di San Gallo, soffitto piano, tre navate con colonnati ed una cripta con il corpo di San Otmaro, posta anch’essa sotto l’altare maggiore.

Le due chiese rimarranno separate fino al 1600 quando verranno fuse in un unico complesso abbaziale.

Durante il nono secolo l’azione svolta da quattro importanti abati contribuì ad accrescere il prestigio dell’abbazia ed entrò a far parte della strategia politica carolingia; solo l’assalto dei popoli barbari interruppe questo felice momento nel 926.

Gozberto ricostruì l’abbazia tra l‘829 e l‘837, ma prima di iniziare l’opera aveva ricevuto la pianta di un’abbazia disegnata su una pergamena e di grandezza inconsueta. Il progetto, pur non essendo stato realizzato, costituisce un documento eccezionale per le dimensioni e per lo stato di conservazione, rappresenta la sola testimonianza altomedioevale di un progetto architettonico studiato nei dettagli (offre inoltre un esempio del ruolo del mittente e del destinatario nella prima metà del nono secolo). La pianta può essere considerata come un esempio di un progetto redatto in ottemperanza ai dettami della riforma monastica stabiliti durante le sedute dei Sinodi di Aquisgrana.

la pianta del monastero di San Gallo disegnata sulla pergamena mostra un insieme di edifici che gravitano attorno alla chiesa abbaziale; la chiesa tuttavia rimane l’elemento di maggiore rilievo, essa è munita di due absidi contrapposte, ma l’orientamento risulta evidente dalla presenza di tre altari nell’abside orientale; questo coro è preceduto da un ambiente rettangolare (secondo una disposizione già apparsa a Fulda), sotto il quale si estende una cripta ad aula (con un ampio deambulatorio quadrangolare voltato a botte); l’interno della basilica è a tre navate articolate su pilastri, in complesso accolgono 12 cappelle, il tutto diviso da una moltitudine di transenne.

Nella disposizione delle fabbriche monastiche indicate nella pergamena si riscontra un sistema uniforme di misurazione basato su un modello di base pari a 40 piedi, corrispondente al lato del quadrato del vano di crociera della chiesa; partendo da questo modulo si ottenevano tutti i vari sottomoduli che costruivano l’intero impianto nei particolari. I progetti vennero solo in parte realizzati.

Colonia; Santi Pietro e Paolo
Questa chiesa tardo carolingia era articolata con tre navate e pilastri sorreggenti le arcate, lunga 49 metri e larga 22 metri aveva un presbiterio “more romano” con transetto di 38 metri con abside fiancheggiato da due agumenta porticati al piano terreno e con tribune al primo piano. Nella cripta dedicata a San Pietro sorgeva un corridoio trasversale che formava il vecchio schema anulare.

Il sito presenta 14 fasi di costruzione successive, l’edificio risalente a questo periodo consisteva in una basilica con due absidi aggiunte alla navata preesistente: quella orientale molto profonda, dedicata a San Paolo e collegata ad un transetto, sormontava una cripta; quella occidentale dedicata a San Pietro s’apriva sulla navata ed era circondata da un paradisus (una striscia di terra vergine semicircolare), contornata a sua volta da un deambulatorio aperto verso l'interno, chiuso verso l’esterno e coperto da un tetto. L’impianto lascerebbe pensare alla pianta di un monastero ideale redatta durante le sedute del concilio di Indan.

Reichenau; Chiese di Santa Maria, San Giorgio e Santi Pietro e Paolo
Reichenau situata sul lago di Costanza ospita le tre grandi chiese dedicate ai quattro santi di cui sopra. Fu durante l’età carolingia sede di una prim’ordine religioso e culturale.

Santa Maria ed i Santi Apostoli a Mittelzell, fu trasformato molte volte e fu sempre in riferimento per l’applicazione della regola benedettina.

Intorno alla fine del 700 l’edificio era in muratura con un nartece, un aula ed un coro quadrangolare con tre altari per i tre santi.

Con Ettone I la chiesa viene dotata di tre navate con transetto ed un coro più profondo; l’incrocio tra transetto  e navata genera un quadrato usato poi come modulo e in corrispondenza del quale sorge una torre.

Erlebaldo più avanti aggiungerà un transetto occidentale dopo aver ampliato la basilica nella stessa direzione.

San Pietro e Paolo, attualmente si presenta con tre navate concluse in tre absidi preceduta da un semplice nartece; lunga circa 42 metri. Si ipotizza che in epoca carolingia presentasse una navata unica e profonda abside semicircolare (799).

San Giorgio a Oberzell, chiesa fondata da Ettone III per ospitarne le reliquie del santo, si presentava con tre navate, un transetto, abside con terminazione rettilinea. Anche qui l’incrociarsi della navata con il transetto forma un vano di crociera quadrato. Il coro è separato dalla navata con una scalinata ed un’arcata.

Inden; monastero di San Salvatore
Questo monastero fu fondato da Ludovico Il Pio nell’816, consacrato a San Salvatore. Situato vicino ad Aquisgrana doveva essere il centro della riforma benedettina.

Si presentava con un corpo largo dotato di tre navate divise da due pilastri, una portico rettangolare con tre ambienti ed un chiostro. Il coro rinforzato da contrafforti e le tre absidi sfalsate ed a ferro di cavallo. Non vi era la cripta.

Eginardo, attività il Franconia

Eginardo, cresciuto nell’abbazia di Fulda, fu un grande politico e religioso durante il regno di Carlomagno, tanto che divenne professore nella Scuola Palatina. A Steinbach e a Seligenstadt costruì due basiliche dedicate entrambe a Morellino e Pietro; le reliquie furono portate clandestinamente da Roma.

Basilica di Steinbach 815
Delimitando i confini dei suoi possedimenti e donando il possedimento dell’abbazia di Lorsch, mantenne l’usufrutto di ciò fino alla sua morte. Fece edificare questa chiesa con diverse particolarità, tra cui, inserendo un transetto a bracci bassi. Le tre navate, di cui la centrale prolungata fino all’abside era molto simile ad una sala d’ingresso. I resti di cui disponiamo vedono una struttura muraria con pietre molto piccole ma assemblate da molta malta; la cripta è un altro elemento unico e raro, grande e cruciforme è servita da rampe molto ripide coperte da volte a botte che quando si incrociano (i vani) vanno a formare una volta a crociera.

Basilica di Seligenstadt 828 (città dei beati)
Nell’827 Eginardo sposta le reliquie in questa piccola chiesa di Magonza conosciuta anche come città dei beati. In origine la basilica formata da tre navate con abside, separate da nove arcate in mattoni. Lo sviluppo longitudinale della chiesa (i cui lavori terminarono soltanto nel 840) è interrotto dalla presenza di un transetto sul quale si apre un abside al di sotto della quale giace una cripta semianulare. Sono tutti rimandi all’architettura romana fortemente voluti da Ludovico il Pio, per sottolineare la volontà di riavvicinarsi alla chiesa romana. Ciò sottolineato ancora dalla torre posta in facciata, che toglie longitudinalità.

Basilica di San Giustino a Francoforte
Fu edificata per volere di Otmaro che volle portare qui le reliquie del Santo. Essa presentava una struttura a tre navate con colonne a sorreggere le arcate, un transetto con tre vani quadrati absidati. Interessante il rapporto lunghezza/larghezza 10/5,9.

Herfeldt; chiesa benedettina
Anche in questa pianta si ripercorrono le tendenze romane, un transetto continuo ad est, torri poste ad ovest, arcate su colonne e le tre absidi. Il tutto consegnava una slanciatezza di masse e questo stile troverà molto successo nell’architettura carolingia del IX secolo.

Lione; basilica di San Giusto
Nel 1971 furono attuati degli scavi nel sito in questione ed emersero diversi edifici che si susseguirono durante i secoli.

La svolta arrivò nel III secolo quando il complesso si sposta al fianco di una necropoli, fu eretto anche un complesso semi-ipogeo con portici.

Prima chiesa di San Giusto situata ad est del mausoleo, era molto grande con abside semicircolare innestata nel coro e presentava tre navate, dedicata inizialmente ai fratelli Maccabei, cambiò patrono con lo spostamento delle reliquie.

Nel V secolo essendo vicino alla città ed al cimitero divenne un modello di chiesa cimiteriale.

Seconda basilica di San Giusto, edificata a metà del VI secolo, comprendente un abside poligonale all’esterno e semicircolare all’interno, un transetto con cripte, tre navate con portici laterali ed un nartece. Nell’epoca carolingia fu sistemata una cappella di 8,5 metri posizionata a est dell’abside per rinforzare i muri dove scaricavano le forze esercitate dalla semicupola.

Déas; chiesa di San Filiberto
Ilboldo era priore dell’abbazia di Noirmoutier su un isola, ma le continue invasioni normanne lo costrinsero a spostare l’attività sulla terra ferma in località Déas.

Prima chiesa; edificata da Ermentario, tra l’814 e l’819, si presenta con tre navate, un vano a crociera, transetto a due bracci ed era molto simile nel complesso alla pianta di kornelimunster (a conferma dei buoni rapporti tra Benedetto di Anione ed Aumulfo entrambi legati alla riforma monastica di Ludovico il Pio).

Ilboldo, successore di Aumulfo, decide quindi di spostare la basilica dall’isola alla terra ferma presso Déas, spostando le reliquie di San Filiberto. Il motivo erano le continue incursioni normanne.

I continui miracoli che avvengono attorno alla tomba di San Filiberto richiamano molti fedeli e il complesso necessita di un ampliamento.

Seconda chiesa; Ilboldo allungò la navata, il coro poligonale fu circondato da un corridoio che portava ad una sala rettangolare che custodiva le reliquie. Poco più avanti negli anni il coro poligonale sarà demolito per far spazio ad un altro più grande e con ai lati due cappelle ed un abside, sotto questo coro una cripta accessibile a U che funzionava molto bene per il pellegrinaggio. Questa disposizione anticiperà molte altre tra cui quella di Corvey.

Nell’847 l’abbazia viene invasa ed incendiata dai normanni che mettono in fuga i monaci.

Fontenelle; chiesa di San Pietro 823
Ansegiso fu il grande abate di questo monastero, egli tra l’823 e l’833 fu a capo del complesso. L’edificio si presentava con transetto orientato ed un chiostro. Le ali avevano diverse funzioni:

Ala orientale: dormitorio dei monaci.

Ala occidentale: divisa in due parti, la cantina ed il refettorio.

A nord: comprendente la sala del vestiario e del soggiorno riscaldata.

Corvey; chiesa di Santo Stefano e Vito
Furono i cugini di Carlomagno, Adalhardo e Wala ad occuparsi di questa abbazia sorgente sul fiume Weser. Fondata nell’816 da Adalhardo e completata da Wala nel 822-844 sfruttando le numerose donazioni di Ludovico il Pio. A San Salvatore fu poi aggiunto San Vito nell’ 836.

Formato da tre navate con coro rettangolare ampio come la navata ed in asse con la stessa, possedeva un rialzo servito da gradini.

Nell’867 il presbiterio subì una trasformazione, il coro diventa un vano di crociera ed il transetto subisce l’aggiunta di bracci corti, sul transetto si innesta il nuovo coro con corridoio sfociante in una cripta esterna.

Intorno al 873 viene aggiunto il westwerk in facciata con tre torri: quella centrale si ipotizza fosse una torre lanterna con tre finestre su ogni lato per migliorarne la luminosità.
 
Adalhardo e Wala (cugini di Carlo Magno) furono i responsabili della prima fase dei lavori di costruzione dell’abbazia di Corvey, il primo stabilì le fondazioni nell‘816, l’altro effettuò un ampio programma edilizio negli anni 822-844. l’abbazia subì ulteriori modifiche nell‘867 con la sistemazione di un ampio coro e di una cripta articolate, mentre negli anni 873-885 venne realizzata nella parte occidentale il monumentale westwerk.

La basilica era formata da tre navate con un coro rettangolare molto ampio, circondato da un corridoio a forma di U.

Nel westwerk di Corvey sulla Weser, una delle ultime architetture costruite si radunano i vari concetti elaborati precedentemente in una maniera molto più chiara; ovvero si chiarisce in maniera costitutiva l’aspetto tipologico del westwerk, in quanto quasi tutti gli esempi successivi fanno riferimento a questo. Si chiarisce ancora di più il rapporto di corrispondenze di massa alle estremità dell’edificio e le conseguenze che il culto delle reliquie porta nella definizione dell’edificio carolingio. Una sorta di coronamento delle architetture precedenti ma anche una liberazione dall’architettura romana, perché effettivamente si tratta di un elemento originale elaborato dai carolingi; verrà poi scomposto e rielaborato influenzando notevolmente l’architettura medioevale.

La chiesa già esistente viene trasformata nell’ultima fase da Carlo il Calvo e Ludovico il Pio, viene ampliato nella parte absidale mediate l’aggiunta di una serie di ambienti sotterranei che costituiscono delle vere e proprie cripte per le reliquie, ma nello stesso tempo c’era il problema di agevolare il flusso dei fedeli, per questo viene creato una sorta di deambulatorio intorno all’abside preesistente in maniera da consentire ai visitatori di ostacolarsi tra di loro (anticipando i modi compositivi delle chiese di pellegrinaggio dell’epoca successiva). Per aumentare la possibilità di aumentare gli spazi si creano degli ambienti quadrati ma anche cruciformi, che servono ad ospitare le reliquie, quindi anche le cripte subiscono dei cambiamenti rispetto ai modelli romani e proprio in questo va individuato un’altro dei caratteri dell’architettura carolingia.
Per quanto riguarda il westwerk troviamo grossomodo quegli elementi che erano stati anticipati in maniera organica negli esempi precedenti, perché anche qui troviamo il piano terra caratterizzato da un portico, che precede una sala ipostila trattata come una cripta (in quanto diventa una sorta di reliquiario); attraverso le scale (che formano delle vere e proprie torri scalari alle estremità della facciata) si arriva al piano superiore che presenta una tribuna centrale con tre tribune che lo affiancano, mentre il quarto lato era aperto verso la navata; ancora salendo si arriva al secondo piano.

In questo caso troviamo che non c’è quella corrispondenza di masse in quanto si trova solo la parte occidentale, queste diverse soluzioni sono legate a due diversi territori in cui l’architettura carolingia si era diffusa (neustria ed Austrasia), il modello con due corpi di fabbrica contrapposti è quello tipico in neustria, quello con un solo corpo è dell’Austrasia. Un elemento lega i due tipi architettonici, infatti in entrambi i casi si vuole dare importanza alla facciata occidentale, in neustria si tratta di un’importanza religiosa, mentre in Austrasia è data dalla presenza di un solo volume.

Un’altro fatto importante è che dall’esterno è impossibile capire cosa c’è al di la della parete, in quanto manca la corrispondenza tra forma e funzione solo dopo si cerca di evidenziare la funzione dei vari volumi, questo passaggio verrà attuato dall’architettura ottoniana.

Werden, basilica di San Salvatore 804
Fondata da Ludgero, tra l’804 e l’809 è una chiesa senza transetto con una navata centrale conclusa in abside due navatelle divise in cinque parti; tre parti rettangolari e due quadrate; le ultime due parti si attribuiscono ad un westwerk.

All’esterno una cappella ospita le reliquie di San Ludgero, mentre sotto l’abside sorgono le cripte a baldacchino. Sul westwerk si è molto dibattuto: sicuramente posto sulla facciata occidentale costituiva una parte a se rispetto alla chiesa: navatelle e tribuna erano coperte da volte a botte comunicanti tramite arcate.

Effman, storico e studioso attribuisce all’epoca carolingia una semplificazione del westwerk secondo lui alto 22 metri e costruito in 68 anni.

Altri come Borger  ricostruiscono il westwerk  secondo il pensiero tradizionale carolingio (68 anni sono troppi e 22 metri sono esagerati).

Soisson; chiesa di San Medardo
Il protagonista è ancora Ilduino, essendo in possesso in possesso delle reliquie di San Sebastiano, fa demolire la zona presbiteriale di San Medardo per sostituirla. I lavori, iniziati nell’817 finiti nell’841 furono sovvenzionati dall’imperatore (su spinta della chiesa). Furono realizzate profonde cripte con profondi e lunghi corridoi, nicchie a est per le reliquie. La costruzione notevolissima e ingegnosa e funzionale anche per i muri, le volte  a crociera e i giunti murari molto fini e sottili.

Basilica e cripte di San Germano, Auxerre
La prima basilica fu edificata da Clotilde intorno al 520, intitolata a San Germano non aveva cripte ed era fuori dalle mura di Auxerre, dinnanzi a questa chiesa fu poi innalzato un battistero.

Le cripte sono testimoniate grazie ad una fonte iconografica secondo cui due scale laterali al coro (gotico) portano al confessio ubicato al centro di un grande blocco rettangolare, i corridoi che lo circondano sono ad angolo retto e coperti da volte a crociera:

Parte orientale: più stretta per una costruzione rettangolare

Parte occidentale: ove posto il sarcofago di San Germano

Parte centrale: in tre navate, di cui la centrale a botte poggiante su architravi.

Le cripte si presentano con un sistema che unisce in realtà tre cripte: quelle a sala (tipo romana); quella di Centula dell’ opre Echelon e quella della rotonda.

La disposizione con al centro la tomba del vescovo dimostra un determinato ordine nella disposizione della cripta; le cripte erano arredate con affreschi marmi e sculture.

La fine dell’architettura carolingia
L’architettura carolingia arriva di fatto sino all‘888 poiché l’ultimo erede era Carlo il grosso che rimase senza eredi; infatti dopo la morte di Carlo Magno gli succede Ludovico il Pio, il quale continua a diffondere gli ideali paterni dal punto di vista dell’architettura, ma dal punto di vista politico manca la capacità del padre e subisce gli attacchi degli altri figli; per questo gli succede Lotario e dopo varie lotte intestine fra fratelli con un trattato si assiste alla divisione del regno in tre parti tra i figli Lotario, Ludovico e Carlo il Calvo. Tra l‘843 ed l‘888 i tre fratelli continuano a combattere fra di loro per la supremazia, Carlo il Calvo vince nell‘875 e diventa imperatore unico per pochi anni, nei quali costruisce Corvey; gli succede Carlo il Grosso che non resiste alle pretese al trono dei Capetingi da un lato e dei Sassoni dall’altro. I Capetingi erano senza dubbio i più forti e si imposero su tutti gli altri feudatari, dando origine al regno di Francia, mentre ad est l’antico impero di frantuma in una serie di piccoli staterelli al capo dei quali si pone un feudatario. Nel territorio germanico la dinastia sassone riesce ad imporsi, con Enrico l’Uccellatore, prevalendo nella mischia; da questo momento le due aree di muovono parallelamente con particolarità specifiche, legate alle tradizioni locali, ovviamente le terre che avevano subito con maggiore evidenza le influenze dell’architettura carolingia elaborano soluzioni più originali, mentre le terre fuori dal circuito carolingio decadono in una fase di scarsa inventiva.

Parallelamente nella penisola iberica si sviluppa una cultura architettonica indipendente dal centro Europa poiché le tradizioni culturali sono profondamente diverse; non a caso la Spagna non aveva avuto influenze carolingie, anche con il regno delle Asturie erano alleati contro l’islam. Quindi la Spagna del X secolo vede nella parte settentrionale una zona fortemente cristianizzata, mentre tutto il resto è islamizzato, per questo l’architettura che si sviluppa ha scarsi contatti con i regni europei.

Accadrà intorno alla fine del X secolo che l’ordine monastico dei cluniacensi (che sorge in Borgogna) sarà elemento unificatore di tutte queste correnti particolari n quanto svilupperà l’architettura definita cluniacense, dotata di una serie di peculiarità che tramanda attraverso una rete di monasteri sparsi in tutta Europa, creando le basi di quella che sarà l’architettura romanica. Anche l’ordine dei cistercensi diede il suo contributo, anche se in un modo un po’ diverso.
 

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