Anche durante l’età di Ottaviano era diventa sede della flotta romana in difesa dei territori orientali, in seguito era diventata municipio romano, con la sua struttura regolata dal cardo e decumano e con le varie strutture di rappresentanza della civiltà romana.
Nel 402 diventa capitale dell’impero romano d’occidente grazie alla presenza di Gallia Placidia, questo periodo vede uno sviluppo dell’attività edilizia, che vede non solo un ampliamento dell’antica città romana verso est.
La prima espansione verso est in corrispondenza della fossa augusti (che collegava la città al porto), questa fossa però venne interrata nel VI secolo; con Galla Placidia si occupa la zona più a nord e comincia quindi l’espansione verso il mare (in questa zona viene anche costruito un secondo porto che toglie importanza al primo porto di Classe, anche se poi questo porto verrà abbandonato). Troviamo poi Teodorico, ormai il processo di espansione ad est si è attuato ed ha raggiunto il mare, in questa area sorge il mausoleo di Teodorico.
Nel momento di Galla Placidia (425-455) abbiamo una architettura ricca che vede come monumenti principali la chiesa di San Giovanni Evangelista, cattedrale e battistero degli ortodossi e il mausoleo di Galla Placidia
Dopo questo periodo, nel 476, cade l’impero romano d’occidente e Odoacre si insedia a Ravenna e vi abita, fondando un palazzo (in seguito Teodorico costruisce un palazzo nella stessa strada); Odoacre non costruisce di importante mentre il figlio Valentiniano III costruisce un palazzo imperiale (anche questo inglobato nel successivo palazzo di Teodorico).
Nel 496 torna Teodorico e governa sino al 523, questo periodo vede la costruzione della cattedrale ariana ed il battistero degli ariani, costruisce inoltre il palazzo, il mausoleo e la cappella palatina (che poi è la chiesa di Sant’Apollinare Nuovo); dopo la morte Ravenna rientra nell’orbita bizantina grazie a Belisario, diventando città bizantina, mentre Giustiniano è vivo vengono costruiti San Vitale e la chiesa di Sant’Apollinare in classe.
Dopo si assiste ad una età di decadimento quando diventa sede di un esarcato (cioè di un governatore bizantino, preposto ad esigere le tasse dai ravennati per inviarle a Costantinopoli), un periodo molto triste che si conclude con l’invasione longobarda.
In ognuno dei tre momenti che vengono individuati durante il periodo di splendore della città di Ravenna appaiono dei caratteri particolari che contraddistinguono ciascuna fase; abbiamo individuato una prima fase che è quella corrispondente a Galla Placidia, dopo il trasferimento nel 402 della capitale da Milano a Ravenna con Onorio per ragioni di maggiore sicurezza (Ravenna sorge infatti su un terreno paludoso e posta sul mare). Queste ragioni avevano determinato il decollo della città, la città prima era un semplice municipio, l’unico elemento di distinzione era la presenza della flotta classenze che serviva a difendere i popoli orientali, per altri elementi Ravenna non emergeva, era certamente una città di grande commercio e poi l’apertura della fossa augusti (questo canale che collegava il porto di Classe con un braccio meridionale del Po) ne faceva un centro di scambi fiorente.
Certamente è la presenza della corte imperiale che muta sostanzialmente la struttura della città; Galla Placidia assume il potere finché Valentiniano III non avesse raggiunto la maggiore età (infatti nel 425, quando muore Onorio, Valentiniano, figlio della sorella, aveva solo 5 anni). Viene quindi investita dei poteri Galla Placidia, sicuramente dotata di grandi abilità politiche, infatti la sua condizione di principessa imperiale le aveva dato la possibilità di studiare intensamente ed era dotata di grande abilità politica. Era sostanzialmente una donna appassionata e combatté per tutto il periodo della reggenza per mantenere l’impero d’occidente in una soluzione di relativa sicurezza (aveva tra l’altro dovuto sposare Alarico, re dei Visigoti, per questioni di sicurezza). Questa situazione di relativa tranquillità portata da Galla Placidia le consente di dare un certo incremento all’attività edilizia (tra il 425 e il 455, morte del figlio Valentiniano III).
Il secondo periodo è quello brevissimo di Odoacre legato alla caduta dell’impero romano d’occidente (che avviane nel 476), il quale è un condottiero barbaro ostrogoto, arriva a Roma, depone l’ultimo imperatore (Romolo Augusto) e prende possesso dei territori dell’ex impero romano d’occidente, e continua a dimorare nella capitale Ravenna. La sua permanenza nella città è breve e possiamo dire che tracce tangibili della sua presenza a Ravenna ne sono rimaste poche perché il presunto palazzo di Odoacre è subito inglobato nel palazzo di Teodorico (di cui si conservano resti cospicui), infatti conosciamo la posizione del palazzo di Odoacre in quanto le fonti segnalano questa sovrapposizione.
Il periodo di Teodorico è sostanzialmente il secondo (perché quello di Odoacre non lo consideriamo). Teodorico è un barbaro e viene dalla Sarbazia, in giovane età viene educato alla corte di Costantinopoli ed ottiene i favori di Giustiniano che non era imperatore ma un personaggio molto noto essendo già designato erede al trono da Giustino I (due imperatori molto diversi perché imperatori molto rozzi, provengono dall’Isauria, certamente non erano molto educati, erano sicuramente dei buoni condottieri). L’amicizia con Giustiniano comporta per Teodorico la possibilità di essere accolto in corte e di essere mandato a conquistare i territori di cui Odoacre aveva preso possesso. Teodorico conquista gran parte dell’Italia (da Roma in su), questi diventerebbero territorio bizantino ma di fatto si guardò bene di restituire i territori a Costantinopoli e si proclamò re.
Teodorico assume il governo (493-526) ma si distingue dagli altri capi barbari e a contatto con questa città ne subisce il fascino, diventando uno dei cultori più accaniti di questo mondo antico, cercando di riproporre nelle sue architetture stilemi desunti dall’architettura romana imperiale; anzi soggiorna più volte a Roma, soggiornando nel palazzo dei flavi, dove ha la possibilità di conoscere i monumenti dell’antica Roma e predispone una sorta di prontuario per la protezione dei beni architettonici (in pratica istituisce un’officio di controllo sullo stato di conservazione dei monumenti, alcune di queste norme sono state inglobate nella carta di Atene).
Pure da ricordare l’atmosfera che si respirava alla sua corte dove ospitava personaggi famosi della cultura; in questo intreccio di culture, le architetture di Teodorico riesumano questi modi architettonici antichi e soprattutto nel palazzo imperiale vengono ripresi ed ampliati i temi del palazzo di Diocleziano a Spalato (perché anche Teodorico si sente un po’ deus come Diocleziano).
Questa ricerca nella romanità si ritrova anche nella ricerca delle architetture basilicali e religiose, in quanto è responsabile della costruzione della chiesa di Sant’Apollinare Nuovo, che costituisce la chiesa palatina del suo palazzo; in questa chiesa riprende temi che erano apparsi in edifici termali romani (non tanto dal punto di vista delle tecniche costruttive ma la ripresa è da intendere nel senso di spazio maestoso che si respira all’interno della costruzione).
Il terzo periodo è quello relativo alle vicende che seguono alla morte di Teodorico (le cui cause sono avvolte nella leggenda), certamente sappiamo che nel 526 scompare dalla vita politica; in questo momento la città affronta un momento di incertezza politica poiché c’è una sorta di vacanza nella conduzione del governo ed avvertendo questa sensazione, Giustiniano imperatore d’oriente (nel tentativo di unificare l’impero) organizza una spedizione per conquistare i territori. Affida il compito a Belisario, il quale sbarca nel Lazio, risale la penisola ed occupa Ravenna (nel 540), che diventa possedimento di Costantinopoli.
La città viene investita da una nuova ondata di cultura orientale che si sovrappone a quelle preesistenti; si assiste in questo periodo alla creazione di San Vitale (527) e Sant’Apollinare in Classe, che concludono questo felice ciclo della città, dopo il quale al governo vengono collocati degli strateghi, la cui successione non apportano una grande contributo alle premessa della storia precedente, ma invece segnano un momento di decadenza perché l’unico loro compito era esigere le tasse. Questo periodo viene denominato dell’esarcato (che era lo stratego). Nel 751 i Longobardi pongono fine alla presenza Bizantina nell’Italia settentrionale con Astolfo, questa conquista segna una svolta storica perché entrano nella storia i carolingi entrando pienamente nell’alto medioevo dal punto di vista storico e nel preromanico, dal punto di vista architettonico.
Come si nota la città sorge su un profilo costiero ed è quasi completamente circondata dal mare, a sud si trova il porto (con la flotta classenze) e la fossa che portava le merci alla città (da dove partivano per Venezia o per Milano). In epoca romana la città ha una forma regolare, con il suo cardo e decumano, con la porta principale situata al centro del muro meridionale; di questa porta esiste ancora il tracciato ma l’alzato non si conosce con precisione, da qui iniziava la via per Roma (la conosciamo più che altro attraverso i disegni di Palladio), la sua importanza rimane anche in età imperiale (infatti quando Ravenna diventa capitale questa porta viene abbellita con temi decorativi e viene chiamata porta aurea).
La prima fase di espansione si attua all’esterno del castrum romano, con la quale si cercava di unire la città con la fossa augusti, che sorgeva ad una certa distanza.
Nel 402, quando Ravenna diventa capitale, si è attuata l’espansione fino a raggiungere la fossa e al di la di questa si comincia a delineare l’area dove sorgeranno i primi palazzi imperiali. L’altra regione importante era quella regio herculana (perché dedicata ad ercole, dove c’è il foro, curia ed un edificio termale), all’esterno era situato il circo. Queste due regioni erano quelle più importanti, mentre quella settentrionale era poco abitata perché era possedimento privato della chiesa e del vescovo di Ravenna (dove sorgerà il mausoleo di Galla Placidia e San Vitale).
Verso il porto si trova una ragione che poteva essere posto del palazzo di Onorio, mentre più a nord quello di Odoacre e poi il palazzo di Teodorico.
Infine la città nel momento della conquista bizantina, quando già è terminato il regno di Teodorico; tutta l’area ad est della fossa si è espansa raggiungendo la costa, fino a lambire il secondo porto che era in questo momento più attivo dal punto di vista commerciale (il porto di classe conserva il suo ruolo di residenza della flotta); l’espansione fino al litorale si attua durante Teodorico, che bonifica ed urbanizza il territorio (precedentemente utilizzato come necropoli), le fonti parlano di un’area occupata da numerose chiese (i nomi sono di ascendenza orientale ed in linea con la tendenza di Teodorico).
Alla prima fase del palazzo, non lontana dalla costa, faceva parte la cappella palatina, che è la chiesa di san Giovanni Evangelista (la prima chiesa che Galla Placidia costruisce), questa chiesa si trovava poco distante dalla fossa augusti e all’incrocio con questo asse si trovavano i corpi di guardia del palazzo ed accanto era situata la zecca imperiale (questi elementi sono importanti perché denotano già chiaramente la visione politica di Galla Placidia, che tenta di far rivivere l’impianto urbano di Costantinopoli nella città di Ravenna); anche il tessuto viario è formato da una serie di strade tra loro parallele e porticate, tra queste si distingueva quella che collegava il centro episcopale.
Basilica di San Giovanni Evangelista
Prima costruzione di Galla Placidia (risalente al 424-434), situata nell’incrocio tra la fossa augusti (che era diventata strada) e la perpendicolare del cardo, fa parte del primo palazzo imperiale e così come si presenta è una sorta di falso architettonico perché la chiesa venne bombardata. Nella ricostruzione sono stati usati materiali antichi ma non in una maniera scientifica, si conosceva bene l’impianto antico, l’unica differenza è l’altezza rispetto alla situazione iniziale, perché Ravenna è un terreno acquitrinoso in cui le costruzioni tendono ad abbassarsi (almeno 1,50 di differenza di altezza), queste modificano la visione e conferiscono un senso di tozzezza che non appare attualmente anche perché queste basiliche tendono ad espandersi con una serie di edifici annessi. La parte absidale si allinea con i sistemi già riscontrati a Milano (queste chiese somigliano parecchio dal punto di vista dell’alzato a quelle milanesi) soprattutto per la tecnica costruttiva dei mattoni (il materiale più adoperato essendo zone in cui l’argilla è molto diffusa). Quindi viene ripresa la tecnica costruttiva a mattoni con una malta di forte spessore, che proveniva da certe prassi costruttive molto diffuse a Milano, mentre molto lontani dagli esempi contemporanei a Costantinopoli, che presentano una raffinatezza nelle tessiture dovute al fatto che usano uno strato di malta sottile e mattoni tutti uguali per tutto l’edificio, anche perché a Ravenna (ma anche Milano) nei filari di mattoni si inseriscono delle pietre, per sostituire i mattoni. Milanese è anche il gusto per le grandi arcate che inquadrano le finestre come a San Sempliciano a Milano, come anche l’abside poligonale è un elemento che si riscontra nelle chiese a Costantinopoli.
La basilica originaria constava di navata e navatelle, più brevi delle attuali perché tagliate da un nartece, con le arcate ampiamente spaziate; le navatelle sono illuminate da finestroni, i loro muri sono articolati all'esterno da lesene; pulvini a forma di piramidi tronche rovesciate sovrastano i capitelli richiamando da vicino i contemporanei pulvini della Grecia. Vani aggiuntivi sporgevano lateralmente dal nartece come in tante chiese del V secolo in Grecia e sulle coste dell'Asia, e probabilmente erano sormontati da torri; anche l'abside è di tipo egeo, poligonale all'esterno, con tre finestre; l'apertura ad archi al di sopra può essere coeva. Due ambienti isolati che sporgono dalle navatelle verso oriente può darsi siano stati cappelle di martiri, in quanto somigliano ai vani sporgenti delle coste della Cilcia anziché ai vani laterali delle chiese della Siria.
La facciata è completamente nuova costruita nel XII secolo mentre il campanile è del X secolo (tutta la zona e disseminata di questi campanili).
Per l’interno vengono usate le colonne antiche e che provengono da monumenti romani della città; l’impressione che si ha è di una ampiezza di spazio che caratterizza la chiesa accomunandola ai grandi edifici termali, sicuramente colpiscono per lo sviluppo longitudinale accentuato (che rappresenta una differenza con le chiese di ascendenza costantiniana, molto quadrangolari, a Ravenna ritorna questo modulo longitudinale che mostra in maniera più chiara l’idea di uno spazio cinetico).
Si ha la sensazione di state in uno spazio immenso e continuo diverso dalle chiese romane, questo sviluppo è accentuato da un’altra caratteristica, ovvero tutte le chiese ravennati non hanno il transetto, la mancanza di questo elemento accentua questo senso di sviluppo longitudinale in quanto lo sguardo è attratto immediatamente verso l’altare in fondo, senza avere degli ostacoli visivi (da ricordare che anche a Costantinopoli c’è una chiesa dedicata a San Giovanni ed è vicino ad un porto).
La chiesa deriva da un voto fatto da Galla Placidia, in quanto durante il trasferimento da Costantinopoli la nave viene colpita da una grande tempesta, per questo Galla Placidia invoca San Giovanni, la nave sopravvive e nel punto in cui approda si decide la costruzione della chiesa.
L’altra chiesa che costruisce si trova nell’area riservata al vescovo di Ravenna, non si tratta di una costruzione ex novo ma utilizza le preesistenze dell’area, perché nella zona preesisteva, prima che decidesse di sistemare questo mausoleo, una chiesa cruciforme preceduta da una grande nartece che terminava alle due estremità con degli edifici cruciformi (probabilmente dei mausolei antichi che facevano parte della costruzione, in seguito la chiesa venne ridotta ad una superficie molto più ridotta).
La chiesa di santa Croce presentava con pianta a croce e bracci senza navatelle, cioè del tipo comune a Milano fino al 400; della chiesa vera e propria sopravvive solo la navata, col nome di Santa Croce, assai manomessa e probabilmente ricostruita nel medioevo; si conoscono tuttavia la pianta, che presumibilmente comprendeva due bassi vani addossati alle fiancate della navata (altra soluzione milanese) e un lungo nartece con le estremità schermate (quest'ultimo un elemento tipico della Grecia).
Mausoleo di Galla Placidia.
L’edificio è tutto in mattoni grossi e alti, ed è a forma di croce(pianta a croce latina, perché il braccio longitudinale di ingresso è leggermente più lungo degli altri.) e nel punto di incontro dei rispettivi bracci è coperto da una torretta quadrata a protezione della cupola semisferica che si vede all’interno. Attualmente il tempietto è interrato per poco più di un metro e mezzo: questo dislivello altera quindi in maniera notevole quello che fu il primitivo aspetto del piccolo oratorio, che appare così accorciato in altezza.

Contemporaneamente a questi edifici si costituisce il centro episcopale con la Cattedrale ed il Battistero degli Ortodossi o neoniano, in quanto il vescovo Neone lo fa costruire agli inizi del IV secolo (anche se viene modificato alla fine del IV secolo dal vescovo Urso e quindi viene anche chiamato Ursiano, il quale non fa altro che sopraeleva di un piano la chiesa antica e viene anche predisposto il programma musivo dell’interno che si uniforma alla chiesa di Galla Placidia). All’interno della pianta ottagonale si assiste all’esplosione delle decorazioni musive, in quanto le pareti sono riccamente decorate su diversi piani, in modo tale da formare una sorta di aura antica (in quanto ricorda il mausoleo di Diocleziano a Spalato, caratterizzato dagli stessi aggetti di piani, basati sul rapporto tra l’arcata ed il sostegno inferiore). Questo movimento di pareti, che crea una sorta di profondità, è esaltato da lastre marmoree (di diverso colore, soprattutto di serpentino e porfido). In generale anche l’interno ha subito varie modifiche (ci sono anche delle decorazioni di stucco antico); mentre nella parte della cupola è rappresentata la scena del battesimo di Cristo, confermano il dogma dell’ortodossia con la colomba sopra la testa di Gesù.
Interessante è la tecnica costruttiva adoperata per la cupola, realizzata in tubi fittili, elementi in argilla incastrati gli uni agli altri che uniti formano il profilo della volta e si chiudono nella parte finale, creando in questo modo una cupola leggerissima, annullando l’effetto di spinta (ed evitando le opere di contraffortamento). Questa tecnica è un’invenzione ravennate, nel senso che sono quelli che hanno perfezionato questa tecnica, la quale era apparsa probabilmente già in epoca romana, però gli altri esempi non sono molto noti (ma non ha a Ravenna stessa un utilizzo sistematico, solo San Vitale); anche il battistero degli ariani è simile ma non presenta questo tipo di volta. All'esterno i muri articolati da fasce di lesene (il fregio conclusivo ad archetti pensili.
Battistero degli Ariani
Fu fatto erigere da Teodorico.Essendo di religione ariana ,decise di far convivere pacificamente i goti (ariani) e i latini(ortodossi),sebbene le 2 etnie venissero tenute separate; questa scelta comportò quartieri separati e doppi edifici di culto in città. A breve distanza dalla cattedrale sorge interrato per circa 2,25 metri, il battistero che Teodorico innalzò in funzione di essa. L’edificio è di pianta ottagonale e sui lati esterni presenta 4 piccole absidi. In origine attorno alla costruzione girava per sette lati un ambulacro. Poco dopo la metà del VI secolo, Giustiniano assegnò ai cattolici gli edifici di culto posseduti dagli ariani questo battistero cessò di funzionare come tale e fu trasformato in chiesa che prese il nome di Santa Maria in Cosmedin. La decorazione della cupola realizzata in mattoni è di tipo musivo. Nel disco che si trova al sommo è raffigurato il battesimo di Cristo ,ed attorno a questo vi sono i 12 Apostoli in duplice fila che guidati da S. Pietro e S. Paolo avanzano verso il trono. Tutto questo è su fondo aureo.
S. Apollinare Nuovo

Mausoleo di Teodorico

San Vitale
Viene costruita da Giuliano Argentario, un personaggio citato dalle fonti, probabilmente governatore della città, promotore su mandato di Giustiniano della costruzione insieme al vescovo di allora; iniziata nel 525, quando ancora era vivente Teodorico, la chiesa viene completata nel 547, quando ormai Ravenna si trova sotto il dominio bizantino da almeno sette anni. L’immagine di questa pianta evoca immediatamente le chiese costantinopolitane, in particolare San Sergio e Bacco, per la forma planimetrica ottagonale; era interesse da parte della corte bizantina di Giustiniano introdurre la cultura orientale in occidente. L’aspetto importante di questo edificio è quello che pur partendo da premesse giustinianee, in realtà modifica gli elementi formali realizzando un sistema spaziale più vicino alle chiese occidentali, soprattutto San Lorenzo a Milano; che pur facendo riferimento a temi orientali, li nega utilizzando materiali possenti come le strutture murarie, a differenza dell’oriente che lega gli ambienti attraverso effetti cromatici. Come abbiamo detto quello orientale è volto a creare un’architettura illusoria e per la stesura dei materiali favorisce la fluidità di un ambiente dentro l’altro (poiché gli spigoli non sono perfettamente marcati ma scivolano l’uno dentro l’altro), creando una mobilità che impedisce di leggere la struttura.
In San Lorenzo pur essendo complessa per via della sovrapposizione delle arcate (sia al piano terra che al piano superiore) si mantiene chiarissima il funzionamento della struttura, questo in virtù del fatto che il materiale utilizzato è lasciato libero da ogni sovrapposizione decorativa. Lo stesso avviene a San Vitale, la quale più che essere legata al modello orientale si avvicina maggiormente a quello occidentale rappresentato da San Lorenzo. La chiesa pur avendo un modulo orientale traduce il disegno della pianta in alzato con una spazialità occidentale, questo per indicare che non bisogna giudicare un edificio dalla pianta.

Attualmente vediamo la chiesa con alcune modifiche, superato l’atrio si arriva all’ingresso e si trova di fronte ad una parete continua, questo perché l’ottagono che forma il perimetro della chiesa non poggia uno dei sui lati alla parete dell’ingresso ma con uno degli spigoli, creando dei triangoli laterali che si presentano articolato nella copertura a fiancate da due torri. L’atrio che abbiamo attraversato è un classico nartece a forcipe (come quello della basilica di Massenzio), la particolare forma determina il fatto che non può esistere un rapporto diretto con l’altare (cosa che avveniva nelle altre chiese dello stesso periodo), infatti il visitatore deve procedere prima attraversando la porta nello spazio triangolare, da cui gode di una visione che non è ancora diretta verso l’altare in quanto viene colpito da un ventaglio di prospettive molto variegato che gli si presentano dinnanzi; ha per questo un’impressione di disorientamento (sopratutto dal punto di vista costruttivo), comincia ad avere una percezione più chiara quando giunge in corrispondenza dell’esedra, dove ha una visione assiale dell’edificio. Quindi quello che prima era un movimento immediato e cinetico, viene invece rallentato attraverso questi percorsi che trasformano la percezione dello spazio da unitario (che segue un’unica direzione), in un’immagine di spazi dinamici. Spazi dinamici che aumentano il peso della struttura, che diventa ancora maggiore quando il visitatore si dirige verso l’altare, perché quando si trova al centro viene risucchiato verso l’alto dalla notevole altezza e il suo sguardo si volge tutto intorno ed è attratto dalle arcate del piano terra e del piano superiore, ancora una sensazione di smarrimento che non gli consente di avere chiara tutta la struttura ed è colpito dal fatto che non vede dal basso con tutta chiarezza il sistema strutturale dal piano superiore. Il visitatore ha bisogno di un momento di riflessione, dopo inizia a ragionare e vedendo la struttura nella sua logica lineare ne immagina la prosecuzione ed riesce a ricreare la logica strutturale dell’edificio; fenomeno che non avviene nelle chiese orientali (poiché gli spigoli nelle chiese bizantine non esistono, i colori tendono a favorire una visione continua, appiattendo tutte le forme). Questo è un momento decisivo che si verifica sia in oriente che in occidente, le chiese orientali si ispireranno a San Vitale cristallizzando queste forma, le altre continuano un filone autonomo nel senso delle masse.
In sintesi in quest’edificio c’è un tema legato maggiormente all’oriente che è quello di iniziale smarrimento, ma il modo con cui s risolve questo smarrimento è diverso, nel primo caso lo smarrimento rientra nella logica di comprensione dell’intera struttura (ottenuta attraverso l’esaltazione dei singoli volumi, percepiti attraverso la netta distinzione di un elemento dall’altro), nel caso orientale questo non avviene ed il fedele esce senza avere chiara l’idea della struttura. I mezzi con cui si ottengono queste due soluzioni sono diversi, in particolare l‘utilizzo di superfici scabre nel caso di San Vitale e pareti mosaicate o marmoree del caso orientale (per questo è importantissima la luce).
Questo edificio ed in particolare la sua definizione spaziale, verrà continuato nella chiesa di Aquisgrana di Carlo Magno, che porta a maturazione questo modello cercando però di evidenziare immediatamente la chiarezza della struttura (senza passare per il momento di smarrimento), questo è ottenuto attraverso la costruzione di un edificio simmetrico, questo è intenzionale perché punto di partenza era quello di creare un’architettura illusionistica. Nell’architettura carolingia questo viene superato, in quanto si vuole chiarezza immediata dello spazio. Vengono creati dei volumi in maniera gerarchica, è una sorta di dosaggio proporzionale che si cerca di stabilire tra le parti che compongono l’architettura.
S. Apollinare in Classe
Il Vescovo Massimiano che aveva consacrato la chiesa di San Vitale, dopo poco consacrò nel 549 l’imponente basilica di S. Apollinare in Classe. La denominazione in classe deriva da quella del vicino Oppi dum Classis,che sorse a difesa del famoso Porto fondato da Ottaviano Augusto. La basilica sorge a quasi 5 km dal centro di Ravenna .Un tempo era vicina al mare. Ha un’imponete campanile, che è reso più elegante e più snello da una serie di feritoie, di monofore, di bifore e di trifore, nelle quali, per le ultime, furono impiegate bianche colonnine con caratteristici capitelli a stampella. Si addossò la spesa della costruzione Giuliano argentario(lo stesso di san vitale) ed infatti ritroviamo lo stesso tipo di mattoni cioè lunghi ,rossi e sottili detti appunto “mattoni giulianei”. La chiesa ha il classico sviluppo basilicale ,era in origine preceduta da un quadriportico. Al corpo centrale della facciata ,inquadrata alle estremità da 2 lisce lesene, si addossa il nartece che a sinistra è affiancato da un alto vano quadrangolare a guisa di torretta (analogo ambiente doveva erigersi anche all’estremità destra). Un ritmico susseguirsi di archeggiature sostenute da lesene da articolazione ai muri laterali esterni nei quali si aprono numerose ,ampie finestre. L’abside semicircolare all’interno è esternamente poligonale: ai suoi lati sorgono il diaconico e la protesi, due vani di forma quadrata cui s’innestano 2 piccole absidi pentagonali. L’interno si impone specialmente per l’ampiezza considerevole della navata mediana, lungo la quale si allineano 2 file di colonne marmoree. Queste hanno la caratteristica d’avere venature orizzontali ,d’essere sovrapposte a delle basi dadiformi e d’essere sormontate da capitelli a foglie rigonfie e da altrettanti pulvini. Su ciascuno dei muri laterali si aprivano tre porte ed erano rivestiti di lastre di marmo .Il presbiterio della chiesa rimane oggi notevolmente elevato ,questo perché in seguito fu aggiunta una cripta,foggiata ad anello semicircolare con corridoio centrale. Il pavimento era ricoperto da una decorazione musiva. La zona absidale è riccamente decorata a mosaico. Al centro della basilica è collocato un altare antico.
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