La prima opera che realizza intorno al 333 è la Chiesa della Natività a Betlemme, la quale, come le chiese costruite a Roma, corrisponde pienamente a certi principi architettonici che si basano sulla grandiosità dell’impianto (infatti la chiesa è a cinque navate), sulla fastosità della decorazione interna in contrasto con la sobrietà esterna, questa grandiosità era anche caratterizzato da corpi basilicali non necessariamente sviluppati, ma che assumono una forma quasi rettangolare.

La chiesa della Natività sorge sul luogo dove era stata ritrovata la grotta (luogo presunto della nascita di Cristo) ed essendo la basilica costruita su questo luogo la chiesa oltre ad essere una basilica è anche un martyrium (ovvero quelle chiese che ricordano episodi della vita di Cristo o di martiri e santi) abbinato c’è anche la basilica (quindi la definizione più corretta sarebbe la basilica martyrium della Natività di Betlemme).
La basilica è stata cambiata nel tempo (come tutti i santuari meta di pellegrini), è stato possibile ricostruire l’impianto originale grazie al ritrovamento di gran parte delle fondazioni; indubbiamente per la disposizione planimetrica i dubbi sono pochi mentre maggiori sono quelli per l’alzato; sicuramente le ricostruzioni basate anche sul confronto con le altre chiese contemporanee hanno permesso di creare un impianto che molto probabilmente era quello originale.
La chiesa risulta formata da un atrio d’ingresso che precede un atrio quadrangolare, il quale si pone su un livello più alto di un gradino; attraverso questo atrio preceduto da un portico (destinato alla sosta dei fedeli e dei catecumeni) si entrava nella chiesa costituita da cinque navate articolate attraverso l’uso di colonne; la navata centrale e quelle laterali formano quasi un quadrato e (come abbiamo visto in San Giovanni a Roma) si prolungano fino a raggiungere la parte presbiteriale, dove sono presenti tre absidi, una per la navata centrale e due per quella laterali.
Questa parte basilicale comunica con un edificio ottagonale (che ricorda i mausolei degli imperatori tardo-antichi) giustapposta alla basilica (alla quale si accede salendo alcuni gradini), questo ottagono racchiude il luogo dove era stata trovata la grotta, all’interno (simile ai mausolei che caratterizzavano l’architettura pagana, simile a quest’ultimi perché all’interno c’erano delle nicchie scavate nel muro) nella parte centrale c’è una volta a padiglione, la cui parte centrale è aperta (come nel Pantheon). In corrispondenza di questa apertura centrale in basso è collocata una gradinata che porta ad un pozzo che protegge la parte superiore della grotta, visibile attraverso un buco fatto sullo stesso tetto della grotta. Si tratta di un unico progetto in cui basilica e martyrium sono parti integranti (infatti le cerimonie che si svolgono all’interno seguono il rito romano, cioè quello itinerante per cui le processioni si sviluppano in parte all’interno della basilica ed in parte nel martyrium); questo abbinamento lo abbiamo già visto nella chiesa di San Pietro, dove il transetto continuo ed occidentale è nettamente separato da tutto il corpo basilicale della chiesa, il transetto con l’altare costituisce il martyrium della basilica stessa (ma mentre i martiriae romani contemplano reliquie di santi, in Terra Santa queste mancano e quindi fanno riferimento solo ad episodi delle antiche scritture).
L’altro edificio importante sempre finanziato da Costantino è la Chiesa del Santo Sepolcro, abbinato ad un martyrium che è la rotonda dell’Anastasys (ovvero la tomba della resurrezione), in questo santuario quindi si ripete una formula della natività di Betlemme, ovvero il complesso religioso è formato da una basilica e da un martyrium (che sorge sul luogo dove c’era la presunta la tomba dove risorge Cristo). Questa sepoltura era stata segnalata a Sant’Elena nel cuore della vecchia Gerusalemme (di impianto romano); proprio in corrispondenza del cardo era stata individuata la tomba, per questo Costantino incarica il vescovo di Gerusalemme per le spese che poi gli avrebbe rimborsato. Una fonte riporta che gli architetti incaricati dell’opera erano Zenobio ed Eustazio di Costantinopoli; venne iniziata nel 325 e nel 336 venne consacrata.
La chiesa nasce compresa tra il vecchio cardo romano ed una strada parallela (occupando l’intero lotto rettangolare), la sistemazione attuale è molto diversa dall’originale, ma si trova ugualmente sul monte Golgota, luogo dove fu crocifisso Cristo, non a caso in questa zona prossima alla chiesa del Santo Sepolcro (a circa 30 metri) si trova anche il calvario (dove viene issata la croce) a cui fu data una forma cubica. Tra il luogo della sepoltura e la strada ci sono circa 120 metri e in questo spazio sono posizionate le chiese vincolate nella determinazione della larghezza dalla presenza del calvario, quindi la chiesa deve necessariamente svilupparsi in lunghezza (contravvenendo in parte alle regole delle chiesa costantiniane che sono abbastanza tozze nelle loro proporzioni).
La tomba dove fu sepolto Cristo fu scavata dopo esser stata ritrovata e poi isolata, l’insieme assume quindi una forma di cono, che viene circondata da una rotonda di colonne (dodici come gli apostoli). Questa era la sistemazione originaria, dinnanzi alle colonne era situato un portico ad U, in modo che la sepoltura ed il calvario fossero direttamente in comunicazione, mentre sul lato orientale del portico viene costruita la basilica, corta e larga, con la sua abside semicircolare, che arrivava fino alla strada, in seguito si aggiunsero strutture successive.
Non abbiamo notizie sicure relative alla forma della chiesa così come appariva in quell’epoca ad eccezione degli scritti di Eusebio di Cesarea (biografo di Costantino) che la descrive come ricchissima di ornamenti ed accentua questo contrasto con l’esterno molto sobrio. La fonte ci dice che la navata centrale appoggiava su colonne ed ad essa erano affiancate due navatelle più piccole, questa a loro volta erano divise da pilastri o da colonne più piccole che poggiavano su alti plinti; non si sa se il muro della navata principale presentasse finestre, ma si sa che il soffitto era a cassettoni; tutto questo stipato in una struttura che era una terzo la basilica lateranense.
Anche in questo caso abbiamo l’abbinamento tra la basilica ed il martyrium, abbinamento che venne curato in quanto il collegamento sono funzionali alle processioni che venivano fatte nel complesso (il corteo sostava nella basilica, nel calvario e nella rotonda), questa idea è fondamentale perché vedremo che si conserva anche nelle basiliche successive (infatti l’alto medioevo, per motivi ideologici, riprenderà questo sistema, ampliando questi caratteri).
San Giovanni a Efeso
Costantinopoli fu sempre in stretto contatto con gli insediamenti greci dell’Asia Minore, come Mileto, Efeso e Perge e le sue tecniche costruttive trovano qua le loro radici. Solo alla fine del IV secolo e all’inizio del V per le chiese delle regioni costiere dell’Asia Minore ci si ispirò a modelli di Costantinopoli, riprendendo piante e vaste proporzioni.
L’edificio a croce costruito dopo il 400 sulla tomba di S. Giovanni a Efeso, sostituito più tardi dalla chiesa giustinianea, sembra risalire all’ Apostoleion di Costantinopoli. I 4 bracci, che partivano dalla tomba del santo al centro, erano divisi ognuno in navate e navatelle. Mentre il braccio della navata centrale era più lungo di quelli trasversali e preceduto da due narteci, il braccio di testa, concluso da un’abside, fu reso ancora più largo perché le navatelle da due diventarono quattro. Inaccessibile ai pellegrini raccolti negli altri tre bracci, il braccio di testa era presumibilmente destinato a un clero numeroso.
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