Pipino III regna dal 751 al 768 e fonda con l’aiuto di Fulrado e Crodegango (rispettivamente un abate e un vescovo) il Regno Carolingio. Pipino incoronato nel 754 guadagnerà i favori della chiesa dopo averla liberata dai Longobardi. Diventato in seguito Principe Europeo il suo potere è tale da poter dividere il suo regno in due parti: una per Carlomanno e l’altra per Carlomagno.
Romainmotier, Svizzera
Questa chiesa fu consacrata dal Papa Stefano II in occasione di un sua visita nel 753 (poco prima dell’incoronazione di Pipino III presso San Denis a Parigi). Questa chiesa costruita similmente alla precedente presentava una grande navata con un’ abside semicircolare e con ai lati due Agumenta quadrati.
La chiesa poi fu dotata di un Ambone intorno all’VIII secolo. Nel 1026 l’ordine di Cluny fece restaurare la chiesa che si distinse per l’aggiunta di due absidi (tre in totale).
Coira; cripta anulare di San Lucio
Situata nella Svizzera alpina è dotata di una cripta semianulare; questa cripta seguiva l’abside soprastante, era interrata e coperta da volta a botte con l’accesso disponibile tramite due rampe. Era collegata tramite un corridoio alla sala delle reliquie. Quando venne aggiunta la cripta venne alzata la zona absidale rispetto al transetto.

San Denis; Parigi
Prima Chiesa: fondata nel 475 da Santa Genoveffa sulla tomba di San Dionigi che fu vescovo di Parigi. La cappella poggiava su antichi resti di monumenti romani situati sulle rive della Senna.
Seconda Chiesa: la nuova costruzione risale al 550 quando la costruzione viene ampliata verso ovest e dotata di un nartece (doveva diventare il Pantheon della dinastia Merovingia) la pianta era composta da tre navate; quella centrale terminava con un’ abside. Queste opere furono portate avanti dal re Childeberto ma secondo alcuni, invece, fu opera di Dagoberto.
San Denis Chiesa di opera Carolingia: nel 768, con la morte di Fulrado, la chiesa assume una forma architettonica con tre navate con otto file di colonne sorreggenti arcate. Le navate sono larghe in totale 20 metri; era presente un transetto continuo di circa 28 metri e un abside di 9,40 metri. La cripta situata sotto l’abside con forma semianulare e corridoio assiale (come quelle normanne) portava ad una piattaforma con i resti di San Dionigi.
Nel suo viaggio un’altra città nella quale si ferma è San Maurizio, che dovrebbe essere il secondo esempio di cripta anulare. Dopo questo viaggio l’esempio più importante di questa prima fase è la basilica di St. Denis essendo stata scelta come luogo dell’incoronazione, viene ristrutturata per l’occasione, era il borgo più importante dell’intera Neustria. Per l’occasione la chiesa viene trasformata in maniera da presentarsi in una dimensione degna di ospitare una cerimonia così illustre, é la chiesa che diventata sempre di più l’emblema dell’architettura francese per le epoche successive perché durante la sua esistenza continua ad avere un peso rilevante per le esperienze successive. Ha una grande trasformazione durante varie età fino ad assumere il ruolo attuale di grande chiesa gotica nel XIII secolo, questa fase ha completamente eliminato le preesistenze precedenti (solo con la guerra furono scoperte parti più antiche e si è potuto costruire le fasi di costruzione). La prima chiesa fu elevata nel 475 da Santa Genoveffa sulla tomba di San Dionigi, al quale era dedicata una chiesa semplice che radunava una serie di tombe oggetto precedentemente di un culto all’aperto, sorgeva infatti in un’area cimiteriale; questo nucleo si amplia in età carolingia, con la trasformazione di una chiesa in tre navate e conclusione absidale, in piena linea con le ricerche della basiliche romane.
Una seconda fase si può identificare quando la basilica di Santa Genoveffa sarebbe stata ampliata verso ovest intorno al 550 e chiusa da questo lato da un profondo nartece rettangolare, destinato a pantheon della dinastia merovingia (come dimostra il ritrovamento della tomba della regina Aregonda e i resti della struttura con apparecchio murario regolare a piccoli blocchi). Secondo altri sarebbe stato Dagoberto ad ampliare la cappella nel 630 per ospitare la sua tomba e quella degli altri re merovingi, costruendo una chiesa a pianta basilicale, a tre navate, munita di coro ad est riccamente decorato e concluso da un’abside semicircolare.
La riforma introdotta a metà dal VII secolo dalla regina Balthilde, contribuì a richiamare una folla sempre maggiore di fedeli presso la tomba di San Dionigi, in questo modo il monastero di ingrandì, creando una vera e propria cittadella monastica. Per la sua importanza a Saint-Denis fu educato Pipino III, per volontà del padre Carlo Martello.
Nella terza fase si arriva alla chiesa carolingia, Fulrado amplia la chiesa preesistente la conoscenza nei dettagli dell’organismo carolingio appare difficile per le successive aggiunte, demolizioni ed alterazioni in genere avvenute durante i secoli; quello che gli studi dei vari studiosi e le fonti (in particolare nei Miracula sancti Dyonisii) ci permettono di dire è che la chiesa era articolata in tre navate divise da otto colonne da arcate e poggianti su basi squadrate e scolpite (le cui diverse altezze lasciano supporre che i fusti delle colonne siano stati di altezza variabile, che potevano essere elementi di spoglio provenienti da altri edifici merovingi oppure deliberatamente utilizzati per affermare un senso di continuità storica).
La larghezza complessiva era poco più di venti metri, con la navata centrale larga 10 e le navatelle laterali 5; l’interno della basilica era attraversato al centro da un muro trasversale che divideva la navate centrale dal transetto, questo si sviluppava ad est (trasversalmente all’asse del corpo basilicale, per una lunghezza di circa 28 metri). All’estremità orientale si trovava un’abside semicircolare traforata da una serie di finestre; l’abside sormonta una cripta semianulare con corridoio assiale come quelle romane, solo che qui la fossa “a caput” era sostituita da una piattaforma sulla quale erano posti i sarcofagi di San Dionigi e dei suoi discepoli.
I resti della parte occidentale sono ancora più frammentari, secondo alcuni studiosi essa sarebbe stata costituita da tra ambienti, corrispondenti alla divisione interna delle navate (destinati a luoghi di sepoltura); Carlo Magno avrebbe poi esteso questa parte, costruendo un blocco formato da sei ambienti e sormontati da due torri (che forse vennero ricostruite nell’XI secolo, prima dell’intervento dell’abate Suger).
Nella chiesa carolingia fu realizzato uno dei primi esempi di transetto continuo, inspirato dalle due basiliche paleocristiane di San Pietro e San Paolo fuori le mura; il rimando a questo elemento architettonico era qualcosa di nuovo per la terra franca (abituata a prendere spunto dalle coste meridionali ed orientali del Mediterraneo). Si avverte però un diverso senso spaziale in quanto il veloce movimento orizzontale delle basiliche romane è qui in qualche modo compromesso della presenza di grandiosi volumi a più piani del presbiterio e della facciata (che si presentano adesso come due poli contrapposti). Un’altro elemento contraddistingue Saint-Denis da San Pietro a Roma, ovvero il fatto che nella basilica costantiniana il sistema transetto-coro è orientato ad ovest, mentre a Parigi est, in quanto i costruttori avevano utilizzato l’abside della vecchia struttura merovingia,
Un’ondata di rimandi a Roma dovuta a motivi politici ma anche ideologici, perché andava l’idea di una renovatio imperi sotto l’egemonia del regno carolingio, questa politica era mal vista dalla curia romana, poiché il papato cominciava ad intravedere una autonomia da parte dell’impero, Carlo Magno inizia ad avere un atteggiamento autonomo, questa doppia condizione si avverte anche nell’architettura come nell’abbazia di Lorsch nella quale appare evidente questo atteggiamento.
San Denis; cripta a navate
Intorno all’832 Ilduino, arcicappellano di San Denis dopo Fulrado, aggiunse alla basilica la cappella del pellegrino e, ancor più importante per l’architettura, una cripta esterna a tre navate di cui la centrale absidata, ampia circa 15 metri era divergente dall’asse della chiesa di cinque gradi verso nord.
Era questo un chiaro esempio e rimando alla liturgia e alla politica romana nel mondo franco.
Metz; Centro episcopale
Metz, capitale dell’Austrasia merovingia, toccò il massimo splendore sotto la guida di Crodegango dal 742. Egli introdusse nella vita monastica la “Regola Canonicorum” ispirata quasi alla lettera alla regola benedettina (ora et labora). La vita monastica ritrovò una linea guida precisa e severa tanto che fu presa come punto di riferimento anche dal Concilio di Aquisgrana. Favorì una maggiore dignità nella vita ecclesiastica e ispirò molti restauri di edifici del V secolo.
Tutto ruotava attorno alla cattedrale di Santo Stefano, vicino alla quale sorge anche un chiostro. Il centro era definito in due parti secondo la regola Canonicorum:
Domus: residenza del vescovo con le tre chiese principali; Santo Stefano, San Pietro e Santa Maria
Claustra: tutto ciò che comprendeva il clero come i refettori le cucine e il chiostro.

Santa Maria: edificata intorno al 630 sotto il regno di Dagoberto, si presuppone da documenti del XIII secolo che avesse una pianta circolare. Essendo situata non lontano dalla cattedrale è probabile che in età carolingia avesse lo stesso aspetto.
San Pietro Maggiore: restaurata da Crodegango e precedentemente edificata dal vescovo Goeric si presenta con tre navate un coro absidato, un ambone d’oro ed argento, una cattedra episcopale. Particolare la posizione dell’altare maggiore rivolto sia verso la cattedrale che verso il cosiddetto (Thronus Ante Ipsum Altare) spazio dei fedeli.
Esempio di questa fase legata a Pipino il breve è la chiesa episcopale della città di Metz, un’antica città gallo-romana e capitale dell’Austrasia merovingia, attraversò un periodo di grande importanza in epoca carolingia ed in particolare negli anni in cui Crodegango diresse la diocesi (dal 742 al 754); durante questo periodo si evidenzia una netta distinzione tra il clero benedettino e quello di città, in genere quello di città si concentrava nella zona episcopale, la sua funzione in genere era quella di esigere le decime che ogni anno dovevano versare.
Questa situazione generale richiedeva una sorta di riforma all’interno dell’ordine in modo da richiamare la regola originale di San Benedetto, per questa ragione Crodegango emana la regola dei canonici, rivolta al clero di città, in cui era contenuta una serie di dettami che imponeva regole di vita simili al clero di campagna (erano obbligati a dedicarsi esclusivamente ad offici religiosi). Il clero episcopale si vedeva esautorato di tutta una serie di privilegi ma la sua forza era tale da imporre nella città in cui si trovava, gli altri vescovi prima di adottarla dovettero aspettare un pò di tempo.
Per accrescere i valori della sua riforma modifica l’assetto della città con la ricostruzione di chiese esistenti e quella di chiese nuove con l’intento di estendere la liturgia stazionare nell’intera città, in questo caso la le stazioni erano le stesse chiese della città (la città risultava quindi molto importante, una specie di città sacra fortificata). Questa sistemazione intorno alla cattedrale porta come conseguenze lo spostamento della zona residenziale a ridosso delle mura (tra l’altro la città diventò un polo di attrazione spirituale fortissimo poiché era additata come la diocesi tangibile della liturgia stazionaria).
Il centro episcopale gravitava attorno alla chiesa di Santo Stefano, secondo la regola canonicorum il centro sarebbe stato costituito da due parti: la domus ed la claustra; la domus comprendeva la vera e propria abitazione del vescovo e le tre principali chiese (Santo Stefano, Santa Maria e San Pietro Maggiore); la claustra comprendeva invece gli ambienti dedicati al clero canonico e al personale di servizio, raggruppati attorno al chiostro (il refettorio, la zona riscaldata, la cucina, il dormitorio e le camere), le fonti indicano altre chiese situate nella città di notevole importanza, le quali comunicavano direttamente con il claustra (la basilica di San Pietro il vecchio, San Paolo, San Pietro Maggiore, eccetera).
La cattedrale di Santo Stefano, in origine una semplice chiesa crociforme, venne ristrutturata da Crodegango, il quale aggiunse un coro formato da un’abside semicircolare; la chiesa di Santa Maria aveva probabilmente una forma circolare od ottagonale, mentre la basilica di San Pietro Maggiore a tre navate, venne ristrutturata da Crodegango, con l’inserimento di un coro absidato.
L’assetto urbano attuale ha modificato quello antico, la disposizione del chiostro è una delle prime che vediamo attuate e che daranno la forma all’insediamento monastico vero e proprio, diventerà un elemento fisso che verrà rispettato anche in epoca cluniacense (chiostro quadrato della parte orientale). Intorno c’è la sala cardinale il dormitorio e anche gli ospizi e gli ospedali, che esistevano per accogliere i fedeli che provenivano anche da terre lontana (chiamati anche diaconile, che erano delle istituzioni il cui scopo era dare assistenza ai fedeli che provenivano da terre lontane); queste erano necessariamente uffici religiosi e si distinguevano dai senodochi che erano invece una sorta di ospizio per i poveri, dove venivano accolti i fedeli più poveri.
Entrambi non sono istituzioni nuove ma una trasmigrazione di modelli romani in aree franche, molte volte si trasformano anche in chiese in epoche successive (tutto quello apparso a Roma viene ripetuto in terra franca). La disposizione del monastero fissa una regola con tutti gli edifici funzionali alla vita dell’abbazia impostati intorno al chiostro.
Interessante la transenna o iconostasi in questa chiesa appare questo cancello scolpito in pietra, realizzato da maestranze italiane ce si spostano per insegnare ai scultori locali (ben presto acquistano autonomia tanto da superate i modelli di riferimento).
Questi due grandi episodi rappresentano la prima fase dell’età carolingia, sono un periodo di formazione in cui sono gettate la basi di quella che sarà l’architettura carolingia del regno successivo; sopratutto questo periodo incrementato tutte quella attività politiche legate alla diffusione dell’architettura stazionaria e delle reliquie; insieme con questa aspirazione di permeare questa architettura di una ideologia che portava all’origine dei regno di Costantino, per questo tutta l’architettura legata a San Pietro continua questo percorso, è la chiesa che deve essere imitata per suffragare l’idea dei carolingi.
La morte di Pipino il beve lascia una eredità ricca di presupposti che andavano esaltati attraverso un programma più comunicativo (una architettura di corte che deve comunicare questa idea della renovatio imperi), per questo ci vuole il riferimento all’epoca dell’impero romano. Carlo raccoglie l’eredità paterna e decide la fondazione di numerose chiese, in quanto aveva creato la figura del vescovo-conte, in quanto essendo dei religiosi non avevano eredi e quindi alla loro morte il potere tornava centrale. Questo spiega perché con Carlo quasi tutte le città diventano centri episcopali e si assiste ad una grande diffusione di chiese cattedrali in tutto l’impero. I monumenti carolingi sono moltissimi, animati da queste finalità politiche; tra le opere più importanti, prima di dedicarsi alla creazione del suo palazzo, dobbiamo segnalare il progetto dell’abbazia di Lorsch costruita nel periodo di transizione tra il regno di Pipino il breve e di Carlo Magno.
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