mercoledì 19 febbraio 2014

L’età d’oro di Giustiniano (regno tra il 527 e il 565)

Abbiamo visto la trasformazione da un centro urbano greco - ellenistico chiamato Bisanzio, in un centro urbano che diventa capitale dell’impero romano d’oriente, cioè Costantinopoli nel IV secolo, abbiamo anche visto che un secolo prima inizia un processo di romanizzazione con Septimio Severo (che da la forma definitiva alla parte iniziale della città di Costantinopoli); con Costantino inizia un forte processo di monumentalizzazione dello spazio urbano con la costruzione del grande palazzo (che è una aggregato di palazzi) e una serie di spazi collettivi e pubblici (che hanno indicato l’andamento principale della città); con Costantino il cristianesimo diventa una religione libera e con Teodosio diventa la religione di stato e principalmente con Teodosio II si avvia un processo di cristianizzazione della stato e della capitale.

Con Giustiniano inizia un periodo importantissimo per l’architettura, infatti con lui inizia una radicale innovazione del linguaggio architettonico e dell’uso della struttura architettonica (intesa come tecnica costruttiva) senza precedenti, arrivando alla costruzione di Santa Sofia; inoltre questi temi ci permettono di affrontare l’evoluzione di schema progettuale di un edificio (ovvero quale è il concetto di base che definisce una architettura, dal punto di vista spaziale), poi i materiali costruttivi, la tecnica costruttiva e nel concetto spaziale come vengono utilizzati due temi fondamentali, ovvero la luce ed il colore; nel caso di Santa Sofia (che analizzeremo alla fine del percorso) vediamo come esista un equilibrio tra le proposte compositive e progettuali e le tecniche costruttive, nello stesso tempo notiamo come l’uso dei materiali e delle decorazioni tende a smaterializzare la materia.

Ma prima di vedere le realizzazioni giustinianee vediamo gli interventi che Giustiniano attuò principalmente nella parte centrale della città; infatti l’imperatore cercò di recuperare una serie di strutture (come il circo, il grande complesso palaziale e le stesse santa Irene e Santa Sofia) che furono distrutte nella rivolta del 532, con la quale Santa Irene, Santa Sofia e gran parte del palazzo vengono dati al fuoco, quindi durante l’impero di Giustiniano ci troviamo di fronte ad un processo di ricostruzione e di rinnovamento urbano. Costantino quindi comincia a ristrutturare gran parte degli edifici che sono stati distrutti (come le terme o l’ingresso del palazzo, chiamato chalkè, il senato e la piazza Augustana, nella quale interviene con l’inserimento di una colonna monumentale), mentre Sant’Irene fu la cattedrale della città costruita da Costantino, Santa Sofia, era stata costruita da Costanzo II (figlio di Costantino) e consacrata nel 360.

Giustiniano inizia il suo intervento nell’area centrale (a differenza di tutti i suoi predecessori che invece puntavano sullo sviluppo della città lontano dal centro), riformando quell’equilibrio tra il polo religioso (costituito sa Sant’Irene e Santa Sofia), quello imperiale (costituito dal palazzo) e l’ippodromo (luogo di incontro tra la gente e l’imperatore); inoltre mantiene l’importante asse costituito dal mesè, cercando di recuperare gran parte dei negozi.

L'Occidente continua a considerare la basilica come l'unica forma appropriata di chiesa per tutto il medioevo e anche oltre. I sistemi a volta dei secoli romanici e gotici e i loro vari repertori di forme lasciano immutato il principio. D'altra parte l'architettura di Giustiniano in Oriente rompe con la tradizione della basilica e quindi con una tradizione che risale a remote epoche romane. Volgendosi a edifici a pianta centrale e coperti a volta, gli architetti di Giustiniano riprendono concetti architettonici che si erano venuti sviluppando e certamente erano giunti a maturazione nell'architettura del tardo impero: nelle aule dei palazzi, negli edifici funerari, nelle terme e nei giardini, sin dal III e IV secolo almeno. Da queste premesse gli architetti di Giustiniano creano un'architettura chiesastica che costantemente si fonda su una pianta centrale e quasi sempre è coperta a volta e culmina in una cupola centrale; una scelta che avrebbe determinato la fisionomia e lo sviluppo dell’architettura orientale per un migliaio di anni o più.

Fondamentale intervento di Giustiniano, di cui parleremo, è quindi l’introduzione di un linguaggio architettonico che utilizza fortemente l’elemento cupola (si parla di una città con mille cupole), un elemento che rappresenta un edificio pubblico.

Abbiamo parlato delle trasformazioni della zona centrale della città, ebbene la piazza che si trova nei pressi di Santa Sofia si trasforma e diventa una vera e propria piazza reale, grazie all’inserimento di una colonna (che ha un forte connotato politico in quanto è le statua è rivolta vero i persiani, nemici dell’impero), alta quaranta metri; si tratta dell’intervento più importante di caratteri civile.

La sua attenzione è concentrata su edifici religiosi, però prima bisogna fare un passo indietro al periodo di Costantino, abbiamo visto che le sue intenzioni erano quelle di creare una città imperiale non cristiana, ma le fonti ci confermano la presenza di cinque chiesa fatte da lui (San Mocio, Sant Acacio, che sono chiese martoriali dedicate ai santi locali e poi Sant’Irene e la chiesa dei Santi Apostoli; in realtà c’era anche Santa Sofia, anche se è stata realizzata da Costanzo II).

La prima chiesa di Santa Sofia venne realizzata da Costanzo II, come vedremo, ha tutti gli elementi canonici di una basilica cristiana (anche se in realtà la basilica è una tipologia romana pre-cristiana, che non aveva un carattere definito), i romani diedero questa forma di base, con un atrio (o peristilio, con al centro una fontana per le funzioni religiose), uno spazio porticato che precede la sala di preghiera (che si chiama nartece), dopo entriamo in uno spazio con sviluppo longitudinale (perché per le processioni e le funzioni del cristianesimo era importante avere un percorso) con tre o cinque navate, quella centrale era più grande delle laterali; questo percorso porta ad un’abside; ora nelle chiesa costruite da Costantino a Roma è presente uno spazio che precede l’abside ed attraversa perpendicolarmente le navate (si chiama transetto); questa è la struttura di una basilica cristiana.

All’esterno di una basilica di questo tipo vediamo l’abside sporgente, questo è un tratto distintivo del linguaggio di Costantinopoli, in particolare l’abside poligonale esterno e semicircolare all’interno.

Il percorso che andremo adesso ad analizzare (attraverso una serie di esempi) si può riassumere analizzando la chiesa progettata da Costanzo II (che poi venne distrutta) possiamo notare le differenze con l’intervento di Giustiniano, avviene un processo significativo, mentre tra il IV e V secolo la tipologia preferita era quella a tre o a cinque navate, con il IV secolo inizia un processo che tende a trasformare l’impianto della basilica da longitudinale a quadrato. Teodosio riprende elementi monumentali dell’architettura romana e gli usa per la facciata della chiesa; rimandi all’architettura romana antica, compresa la forma del capitello, questo è importante perché durante Giustiniano tutti questi elementi vengono profondamente trasformati.

La chiesa di San Giovanni di Studio (452-453) si trovava lungo l’asse che portava verso la porta Aurea; qui possiamo vedere le prime trasformazioni, la pianta è una tipica basilica con andamento longitudinale che abbiamo visto, troviamo quindi il quadriportico (o atrio), il nartece, tre navate e l’abside poligonale sporgente all’esterno e semicircolare all’interno. La novità in questa chiesa consiste nel fatto che la navata centrale è più grande della somma delle due laterali, quindi la zona delle navate assomiglia sempre più ad un quadrato. Dall’esterno osserviamo l’uso dei materiali da costruzione (pietra e mattoni), che poi si riflettono anche nei muri interni, ma sopratutto l’abside sporgente, che diventa sempre di più un elemento caratteristico della architetture di Costantinopoli, inoltre per la prima volta troviamo l’uso delle aperture di grandi dimensioni in alto. Notiamo poi il disegno piramidale che da importanza alla porta principale di ingresso, che si affaccia sulla navata centrale, e quelle laterali, che portano alle due navate laterali; tutti elementi che pian piano preparano alla architettura religiosa successiva. La copertura è ancora in legno (il capitello riproduce ancora le forme dei capitelli antichi; anche questa forma sarà notevolmente cambiata con l’adozione il capitello a cesto, che ha forma di un tronco di piramide rovesciato con base inferiore circolare e base superiore quadrata, che permetteva un miglio appoggio dell’arco).

Arriviamo a San Polieucto (524-527); la chiesa venne commissionata dalla principessa Anicia Giuliana, la sua è definita da alcuni storici una rivoluzione, perché sino ad ora abbiamo visto che gli edifici basilicali avevano comunque una struttura coperta dal legno, in questo caso la struttura vien coperta da una volta o da una cupola (non si sa), si propende per la soluzione a cupola in quanto sono state trovate delle fondazioni della navata centrale di 7 metri (molto grandi), poi sono presenti una serie di contrafforti nel nartece, registriamo anche la presenza di capitelli a cesto ed infine la presenza delle esedre (che sono degli spazi semicircolari che normalmente arrivano a due piani, la loro funzione è in genere quella di distribuire il peso che arriva dall’alto in spazi vuoti). Si parla di rivoluzione perché qui tutte le strutture vengono riformate secondo una nuova concezione dello spazio, per esempio le colonne, i pilastri, i capitelli e addirittura le superfici di alcune pareti vengono scolpiti e smaterializzate attraverso la tecnica del traforo (attraverso la creazione di zone in luce e zone in ombra crea uno spazio molto più dinamico, creando delle sculture dinamiche); questa tecnica la troviamo per la prima volta in questa chiesa, che per molti aspetti si avvicina a Santa Sofia.

Non sono rimaste nemmeno tracce della chiesa del IV secolo dedicata ai Santi Apostoli, che fu sostituita nel 536 dalla chiesa giustinianea e nel 1469 dalla moschea di Maometto il Conquistatore, la Fàtih.

La prima novità che osserviamo è la pianta a croce greca (ovvero con tutti i bracci uguali), cui era annesso un mausoleo (che era la tomba di Costantino); le cinque cupole che vediamo al di sopra della copertura sono un intervento di Giustiniano, perché per un incendio viene distrutta e completamente ricostruita nel VI secolo. Ora per capire meglio come era fatta la chiesa dei Santi Apostoli dobbiamo rivolgersi alle fonti storiche, le quali dicono che Giustiniano ha costruito ad Efeso la chiesa di san Giovanni, su modello della chiesa dei Santi Apostoli (aggiungendo un’altra campata).

L'edificio giustinianeo riprese da quello costantiniano la pianta cruciforme, col braccio d'ingresso forse leggermente più lungo degli altri tre. Cinque cupole erano sostenute da massicci pilastri agli angoli della croce e coprivano sia i bracci che la crociera; navatelle e gallerie correvano su quattro lati dei singoli bracci e si aprivano sulle navate attraverso due file di colonne. Sotto la cupola centrale, l'unica che fosse illuminata da finestre, era situato il presbiterio cruciforme; le altre cupole erano buie e chiaramente un po' più basse, forse erano semplici cupole a vela.


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