Grazie alla presenza di Sant’Ambrogio la città dovette ben presto munirsi di una cattedrale, la quale sorgeva nei pressi dell’attuale duomo e che era la cattedrale dedicata a Santa Tecla.
La costruzione risale al IV secolo, leggermente prima della venuta di Sant’Ambrogio a Milano (nel 573), pero nella parte di completamento il suo intervento dovette manifestarsi pienamente, infatti quasi tutte le chiese di questa epoca sono controllate da Sant’Ambrogio o dal suo discepolo, il vescovo Sempliciano.

Sicuramente il senso spaziale di San Giovanni in Laterano si avverte molto e anche la disposizione dei sostegni della navate ricorda direttamente quelle di San Giovanni, infatti le due fila di sostegni non sono perfettamente allineate ma sono fra di loro sfasati ed è probabile che fossero sormontate da arcate.
Le maestranze milanese se da un verso guardano l’architettura romana per l’altro elaborano soluzioni nuove, in questo caso quello che rimane incerto nella ricostruzione della chiesa, in particolare per quanto riguarda l’alzato e ancora più in particolare la parte del transetto, sono state ipotizzate diverse soluzioni (una secondo la quale potesse essere simile a San Giovanni in Laterano, cioè con le navate più esterne bloccate da sporgenze).
L’ipotesi più accreditata è di pensare che siano tre volumi giustapposti in cui quelle centrale emerge non in maniera considerevole rispetto agli altri due; questa ipotesi di un transetto a tre parti di altezza diversa è un’idea che viene dal confronto con alcune chiese orientali, in particolare di origine greca (non a caso alla direzione della cattedrale si susseguirono una serie di vescovi orientali che portano influenze), è probabile quindi che l’architettura milanese abbia assimilato questo modo architettonico e nello stesso lo ha anche trasformato, infatti mentre nelle chiese greche il transetto è modesto, nella chiesa di Santa Tecla il partito è realizzato con una monumentalità notevole. Quindi in questa chiesa ritroviamo una sintesi degli elementi delle chiese di questo momento, che vengono influenzate in egual modo dall’architettura romana e dall’architettura orientale, con un atteggiamento di elaborazione.
Accanto alla chiesa c’è il battistero di San Giovanni in Fonte (probabilmente era un mausoleo antico), che ricorda il mausoleo di Diocleziano a Spalato o quello di Galerio a Salonicco.
Legata fortemente alla figura di Sant’Ambrogio è la chiesa di San Lorenzo a Milano, che è certamente uno degli edifici più celebri dell’epoca (anche se l’interno venne modificato nel VI secolo, cambiandone il senso spaziale). Questa chiesa sorgeva lungo una via porticata (come in tutte le città imperiali) e il grande atrio separava la chiesa dalla strada porticata (un atrio porticato che evoca la facciata dei grandi palazzi imperiali, in particolare quello di Diocleziano a Spalato); la chiesa originale è una chiesa tetraconca (ovvero è formata da quattro absidi), il nucleo centrale è circondato da un deambulatorio che si sviluppa al piano terra ed al piano superiore (formano delle gallerie), le due parti comunicano con il nucleo centrale mediante quattro ampie esedre formate da cinque arcate che si aprono lungo la costruzione principale; negli angoli, dove sono sistemati i quadrati, sono occupati da quattro torri.
Il nucleo centrale era coperto da una grande volta a crociera che poggiava su un tamburo quadrato; secondo altri forse vi era una cupola, anche se l’ipotesi più probabile è quella della volta a crociere.
L’edificio attuale si presenta come un ottagono in quanto i sostegni sono stati trasformati formando dei pilastri allungati che trasformano il quadrato in ottagono e in conseguenza anche in alzato il muro quadrato è diventato ottagonale e la cupola è diventata una volta a padiglione a spicchi.
Una caratteristica fondamentale dell’edificio è il senso delle masse, il quale è un aspetto innovativo rispetto alle architetture che abbiamo incontrato, questa chiesa segna l’avvio verso questo nuovo orientamento verso i volumi e la consistenza fisica dell’edificio, elementi che qui appaiono ancora in sordina ma che ben presto cominceranno a manifestarsi nella loro pienezza in tutta l’architettura alto medioevale fino ad arrivare all’avvento del romanico. Probabilmente questo senso delle masse che si avverte in questa costruzione è dovuto ai rapporti Sant’Ambrogio aveva con il mondo Germanico, dove in questo momento si costruiscono architetture che esaltano i valori di massa (come nella basilica costantiniana di Treviri, nella quale si aggiungono una serie di torri, tese ad esaltare questo effetto del volume).
Nel nostro caso le masse poste agli angoli tendono a modificare una disposizione tradizionale legata all’edificio a pianta centrica, cioè in un edificio a pianta centrica l’asse centrale è quello dominante (quello intono a cui si radunano le parti circostanti), mentre qui la compresenza di altri elementi verticali ai lati tendono a togliere enfasi alla preminenza dell’asse centrale; gli architetti cercano di trovare un’alternativa al dominio di una sola asse, questa compresenza di assi verticali saranno molto usati nell’architettura romanica, ancora in questa fase i vari volumi sono tra di loro staccati (non formano quindi una composizione organica e tendono a denunziare un problema, senza però risolverlo pienamente dal punto di vista figurale).
L’interno attuale mostra di come potesse essere la spazialità della chiesa del IV secolo, infatti anche a quel tempo c’erano le esedre aperte verso il vano centrale e certamente la percezione del visitatore è molto vaga e dinamica, perché appunto catturato da una serie di prospettive variegate ma chiare, cioè il visitatore è in grado, per via della chiarezza delle strutture (che non sono invase da mosaici colorati), di percepire la logica strutturale dell’edificio (diversamente dall’oriente dove anche nelle chiese giustinianee ci sono superfici molto decorate e il visitatore non può comprendere immediatamente la logica strutturale, in quanto sembra che le pareti scorrano le uno nelle altre senza definire un volume chiaro); qui invece gli spigoli sono fortemente marcati ed il vano si sviluppa in tutta la sua terza dimensione (il mondo bizantino tende invece ad appiattire l’immagine dell’edificio). A partire da questo momento l’elemento massa viene sempre di più esaltato, San vitale a Ravenna è erede di questa concezione, nell’intento principale della chiesa è quindi quello di esaltare la massa piuttosto che il colore.
Il battistero presenta una struttura antica, interessante per la costruzione della volta a padiglione, costruita interamente in mattoni e che riprende le tecniche costruttive delle isole egee, ovvero le volte sono realizzate attraverso la giustapposizione di cerchi concentrici di mattoni, fino a raggiungere il culmine (ribadendo questa apertura di Milano verso altri mondi).
L'edificio sorgeva fuori delle mura cittadine, per cui è difficile che sia stata la normale chiesa di una comunità, non si ha notizia che qualche reliquia venerata, e la tarda dedicazione a San Lorenzo esclude l'eventualità che sia stato fondato come martyrium. Tuttavia sorge vicino al palazzo imperiale, ed è quindi possibile che sia stato costruito sotto Aussenzio come chiesa di corte per gli imperatori (tutti ariani fino al 379) nella cattolica Milano.
San Nazzaro in Brolo
Si tratta di una chiesa ambrosiana iniziata nel 382 che sorge lungo una via porticata, si tratta di quattro bracci senza navatelle, in cui quello d’ingresso è leggermente più lungo degli altri (circa 70 metri e largo 15), però (come in San Giovanni in Laterano) la navata centrale è uno spazio continuo dall’ingresso sino all’abside, i due bracci laterali sono invece divisi dal nucleo centrale da una serie di arcate, c’è questa separazione tra la parte centrale e i bracci del transetto (considerati degli annessi), luoghi dove vengono depositati i doni dell’offertorio, inoltre nelle nicchie del transetto sono collocate delle reliquie di santi. Il richiamo alla chiesa dei Santi Apostoli di Costantino a Costantinopoli appare evidente.
La chiesa è stata fortemente manomessa ma si conservano ancora le strutture originarie, la nuova chiesa ha nascosto le strutture antiche senza però distruggerle. All’esterno la struttura si distingue per i paramenti murari in mattoni; questo è un elemento importante perché verrà ripresa a Ravenna, infatti in entrambi territori era presente molta argilla, ma mentre a Milano si utilizzano sottili strati di malta (molto più raffinata e legata ad esperienze costantinopolitane, dove il marmo viene usato in questo modo), a Ravenna c’è una forte presenza di malta; altro elemento che appare sono la decorazione degli architetti pensili sotto i cornicioni, con delle nicchie scavate al punto da lasciare vedere l’estradosso della volta retrostante; questi archetti pensili sono collegati a distanza mediate elementi verticali che si chiamano lesene (elementi piatti che non hanno una funzione strutturale ma soltanto ornamentale, nell’architettura romanica questi elementi avranno anche funzione strutturale).
San Sempliciano o Basilica Virginium
In questa basilica, dovuta a Sempliciano, viene ripreso il modulo cruciforme, che presenta un impianto cruciforme (con una navata di 60 x 22 metri e con i bracci del transetto che sporgono di 15);
un impianto che appare poco in quanto attualmente risulta essere circondata su tre lati una struttura che rende piuttosto tozza la costruzione; nell’esterno appare un motivo che lascia un’eredità all’architettura ravennate, ovvero la soluzione delle arcate che circondano le finestre, si tratta di grandi arcate con doppia ghiera che inquadrano le finestre (un motivo molto diffuso a Ravenna ed in particolare a San Giovanni Evangelista di Ravenna, un elemento che era apparso anche nell’architettura romana, ma sicuramente mai in forme così grandiose, ovvero come elemento dominante una facciata, in genere era limitata a piccole superfici).
Basilica di San Giovanni in Conca
Una chiesa a navata unica che si concludeva in un'abside, sopravvive la parte inferiore dei muri esterni, per una lunghezza complessiva di 53 metri.

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